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I consigli degli scrittori

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Charlotte`
CAT_IMG Posted on 5/7/2013, 06:27




I consigli degli Scrittori
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Per tutti gli autori desiderosi di migliorare


Gli scrittori anglosassoni studiano. Sì, anche gli autori di bestseller.
Studiano manuali per scrittori, non perché altrimenti non saprebbero scrivere bene -il talento non si impara- ma perché probabilmente, se non studiassero, non saprebbero scrivere così bene.
I manuali, del resto, non fanno altro che codificare i segreti del successo che si deducono leggendo i migliori autori di sempre.

Anche se non capiti tra gli scaffali di una libreria inglese o americana, puoi comprare su Internet qualsiasi tipo di manuale di scrittura. Non c'è che l'imbarazzo della scelta! Ma puoi anche rifarti ai consigli 'diretti' degli autori, che si svelano in saggi e interviste.


LO STILE


Aggettivi
Un buon principio è usarne lo stretto indispensabile: la sovrabbondanza di aggettivi è tipica dei principianti.

Avverbi
C'è chi pensa che se ne debbano usare il meno possibile. E' un'intromissione dell'autore che interrompe il ritmo, distrae il lettore e indica che il personaggio, senza avverbi, non si saprebbe esprimere in modo efficace.
"Usare avverbi è un peccato mortale".

Il disse
Qui la questione è controversa. Alcuni scrittori, in primis quelli minimalisti -come Raymond Carver-, sostengono che il miglior modo per concludere un discorso diretto sia un semplice "disse".
Altri, in nome della varietà, consigliano di ricercare vocaboli differenti - usandoli appropriatamente: mormorò, parlò, esplose, gridò, avvertì, confidò, borbottò, etc. Quest'ultima soluzione può essere indicata in alcuni casi, ma il consiglio è di non dimenticare che la virtù sta sempre nel mezzo.

Originalità
Uno scrittore non dovrebbe essere mai banale, ma distinguersi con uno stile proprio. Un buon modo di raggiungerlo è esprimere i concetti in modo originale. Lo fa molto bene Fabio Delizzos, come vediamo negli esempi, tratti da La cattedrale dell'anticristo (Newton Compton, 2011).

"La pioggia frigge sui tetti" non rende l'idea molto meglio di "piove"?
"basette che gli colavano lungo le guance" descrive più di "lunghe basette".
Una "mano vestita di bianco" non è più suggestiva di una solo "guantata"?
E che dire del sole celato all'improvviso da una "palpebra plumbea"?


Ecco com'è possibile descrivere in modo unico un temporale:
Il primo tuono fu così improvviso e vicino che fece levare tutti gli sguardi al cielo.
Cadde una goccia sulla fronte.
Una sulle labbra.
Una in un occhio, che si chiuse di scatto.
Una folata di vento e una cascata di gocce, come perle cadute da una collana rotta.
Poi infuriò il temporale.


Punteggiatura
Per la punteggiatura valgono le regole che trovi su un buon testo di grammatica (non sul Web: spesso sono errate!). L'ideale sarebbe ottenere le norme tipografiche di una buona casa editrice, che comprendono anche le regole sulla punteggiatura (che ciascuno di noi dovrebbe aver imparato alle scuole elementari!). Un consiglio sempre valido è di non usare molti punti esclamativi.

Show, don't tell
Su questo sono d'accordo tutti. Mostra, non raccontare. Non descrivere ciò che accade: fai che il lettore lo capisca da sè, attraverso i dialoghi, le azioni, i comportamenti e le reazioni dei personaggi (un libro che usa questa tecnica). Ciò vale anche per le descrizioni fisiche: evita i dettagli, ma trova un modo per dare al lettore un'idea, anche esteriore, dei protagonisti.

Tridimensionalità
«Quando scrivo cerco di vedere in tre dimensioni [...]. Mi piace pensare ai colori, alle forme, alle facce, agli oggetti», ha dichiarato Don De Lillo. Fai come lui: non limitarti alle descrizioni astratte e generalizzate, ma colpisci il lettore con i dettagli a tutto tondo.


IL NARRATORE



Punto di vista: Terza persona
Qualche scrittore consiglia di scrivere sempre in terza persona: ciò consente di avere una visuale più ampia sugli eventi narrati, senza limitarsi a ciò che può sapere, vedere, sperimentare un solo personaggio.
Il narratore in terza persona può essere un osservatore esterno a cui non sfugge nulla, che conosce tutti gli eventi ma non vi prende parte (narratore onnisciente); o può coincidere con uno dei personaggi, di cui esprime il punto di vista (terza persona limitata). In questo caso, dovrai sempre tenere presente cosa sa e cosa non sa (e quindi non può dire!) il personaggio narrante.

Oppure in prima persona?
Dovresti scegliere di narrare da un unico punto di vista (che può essere quello del protagonista, o di un personaggio secondario) Questo punto di vista è il più adatto, ovviamente, nel caso si scelga la struttura da diario. Il personaggio che narra le vicende non può conoscere ciò che fanno, dicono, pensano gli altri protagonisti del libro, e sarà dotato di un suo personale modo di essere, che influenzerà tutta la narrazione.
Il rischio per l'autore? Immedesimarsi completamente nel narratore e fargli vivere esperienze troppo simili alle sue. Il suggerimento per lo scrittore: prendere spunto dalla propria vita, ma mixare con l'invenzione!

Punti di vista multipli
Molti autori di bestseller risolvono il problema del punto di vista strutturando il loro romanzo in scene, in ognuna delle quali prevale a turno il punto di vista di un diverso personaggio. Lo fa, ad esempio, Dan Brown ne ll codice da Vinci, ma anche John Le Carré in La spia perfetta. È un metodo che lascia il lettore con il fiat sospeso (non a caso è usato nei thriller) e permette ai personaggi di raccontare se stessi, senza fastidiose intromissioni dell'autore.


I PERSONAGGI



Chi sono?
Dei suoi personaggi, ogni autore deve sapere tutto, anche se scriverà soltanto quel che è funzionale alla trama. I manuali sono concordi nel suggerire di tenere un registro dei personaggi, con le loro caratteristiche: età, situazione familiare, background, tendenze, gusti, carattere. Servirà a mantenerli sempre coerenti con se stessi.

Come si chiamano?
I nomi non devono mai essere scelti a caso: devono definire i personaggi, adattandosi completamente a loro.
E i cognomi? Meglio evitare quelli associabili a personaggi noti.

Come parlano?
Va da sè che ogni personaggio deve parlare coerentemente con il suo status sociale, culturale, economico, professionale, con la sua età. Il suo modo di esprimersi non deve contrastare con la sua natura e deve renderci manifesto il suo modo di pensare. Non bisogna tuttavia esagerare con gergo e dialetto; un tocco di colore linguistico per caratterizzare un personaggio può essere una buona idea, purché non sia così frequente da appesantire i dialoghi.


LA TRAMA



Rimonta
Quella che in gergo viene detta la rimonta è un piccolo ma utilissimo espediente per rendere più avvincente la trama. In pratica, lo scrittore presenta al lettore un avvenimento apparentemente casuale e/o poco importante, che però, più in là nella trama, darà vita a uno o più eventi, contribuendo a far avanzare la trama con un effetto sorpresa.


LE PARTI DEL TESTO



Inizio: Incipit
Horacio Quiroga sostiene che le prime tre righe di uno scritto siano fondamentali, al pari delle ultime tre: servono infatti ad agganciare il lettore, e a spingerlo a continuare la lettura. Mai esordire, dunque, descrivendo il tempo atmosferico.

Finale
È importante che il finale sia imprevedibile e, soprattutto, che sia uno; che colga lo spettatore in attesa.

Prologhi ed epiloghi
Gli scrittori consigliano di evitarli, soprattutto se nel testo è già presente un'introduzione o una prefazione; i lettori mostrano di non gradirli, forse perchè contravvengono, per loro natura, alla regola dello "show, don't tell". Se ci occorre far conoscere ai lettori i retroscena della storia, invece che in un prologo possiamo inserirli all'interno del racconto.
 
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